Io sono già innamorato di te, almeno di quello che scrivi. Ci si può innamorare di cosa scrive una persona? Dei suoi pensieri, di come li butta giù? Non lo so. Forse sì. La mia vita è fatta di "forse", di "ma", di "però", e forse è per questo che ad altezza cuore non concretizzo mai niente. Mi fai male quando dici che non sai amare, perché è quello che penso anch'io di me. A me probabilmente fa schifo il sesso, mi fa schifo avere il desiderio di toccare, toccarmi. Non mi piace quello che vedo, le sensazioni che sento e l'angoscia che provo quando l'orgasmo finisce. Non mi piacciono i pensieri che faccio, gli incubi ad occhi aperti e i sogni che non realizzo. Mi faccio schifo io perché non so realizzarli o perché non trovo la persona che mi liberi dalle mie zavorre mentali. Non sono gay, le donne le adoro, ma mi sento sporco e violento quando eiaculo e non me ne frega più niente del resto. La realtà di quei secondi è cruda e aspra come una molla che schiacci e si risolleva di colpo, e il corpo di cui mi nutro in quei momenti e a cui voglio dare tutto, dopo tutto mi sembra una carcassa di carne abbandonata sulla spiaggia d'ossa del mio letto. Non sento quasi mai eccitazione e sento solo una febbre calda per come sia andata un'altro volta così, finisco quindi per chiudere tutte le porte con la mente. Lascio tutto fuori. Lei non può più entrare, tanto è inutile. Non la faccio entrare perché tanto io non voglio più entrare in lei. Credo di fermarmi sempre prima, ho paura di scavare perché ho paura di trovare troppo poco. Io penso che quando troverò quel tanto che mi serve piangerò. Probabilmente, mi verrà un colpo, uno di quelli che ti lascia secco e allora forse quel godimento di cui la gente parla sarà qualcosa di autentico mentre lascio la vita. Ho paura di non trovare mai quello di cui la gente blatera e ho paura anche di parlarne perché non mi va di sembrare troppo debole a svelarne l'assenza nella mia vita. Voi donne volete l'uomo forte e diretto. Io non sono nè l'uno nè l'altro, però penso di poter dare tanto anche se il mio essere complicato e il non avere i pensieri limitati che altri hanno, mi frena. A volte vorrei essere la ragazzina che se ne frega di tutto e tutti e pensa solo alla festa in piscina. Se ne frega del compleanno di sua madre, di suo padre, della cena coi nonni, della scuola e non studia più. Le interessa solo il suo piccolo mondo egoista da primadonna del cazzo. Mi piacerebbe essere per una volta quel menefreghista che pensa solo al calcetto e non ha altri pensieri al di fuori del pallone, della schedina da giocare la mattina mentre va al bar a prendere il caffè e si fa un bicchiere di bianco appena alzato. Ma in realtà la gente non è così limitata così come sembra a me. Sono io che sono limitato a vederli così. Anche la ragazzina che se la tira e il perdaballe da bar hanno le loro ansie, le loro preoccupazioni. Però in tutto questo io continuo a non capire perché la ragazzina deve deridere un suo coetaneo che ci prova con lei, nè perché il calciatore deve raccontare agli altri al bar come lo ingoia bene una ragazza di cui fa nome e cognome. Non so, non lo comprendo, io le prese per il culo non le sopporto, mi hanno strozzato da piccolo e ora quando qualcuno viene preso in giro vorrei solo fare a pezzi il suo aguzzino. Non rivelerei nemmeno mai nulla della mia vita sessuale con dettagli specifici per suscitare risate in un auditorio di maiali, però c'è gente che si diverte così tutti i giorni. Sarà banale, l'avrò già detto, ma io vedo un mondo violento con cui non riesco a parlare e mi trovo bene solo quando sono da solo, in
camera mia, a riempirmi la testa di musica, a scrivere musica, ad ascoltarla. Sono dell'idea che l'unico innocente di questo mondo è il mio cane e a volte mi sento talmente turbato da questo sentirmi solo con me stesso che potrei svenire in strada per come mi sento male. Ho degli amici meravigliosi, ma non mi bastano. I miei compagni di corso li sento diversi da me: sempre con una canna accesa, i loro discorsi superficiali. La gente con cui lavoro la sento a pelle diversa da me: il loro potere, la loro ricchezza esibita, la loro arroganza. Non so mai se è una maschera o no questo atteggiamento con cui una persona tende a gratificarsi e quando ci penso a volte tendo ad odiare persino il mio lavoro e quello che studio. Mi chiedo se ho sbagliato tutto, se voglio davvero questo, se mi piace davvero un ambiente da vivere tutta la mia vita così provvisorio, inquieto, distante. I miei lavori non mi soddisfano abbastanza per chiamarlo "lavoro" e i soldi che ci faccio sono troppo pochi, non sono abbastanza per avere un'attività continuativa che mi garantisca quello che la società chiama "futuro". Non sono realizzato, non mi sento realizzato, mi chiedo se lo sarò mai o se dovrò passare una vita intera ad inseguire cose di cui non sono soddisfatto appieno perché rappresentano solo una parte di me. Vorrei indagare l'altra parte, guadare nei perché di un "esiste un'altra parte", farla immagine. Essere con lei come sono con l'altra, impegnarmi di più, non farmi soffocare solo da poche cose. Vorrei vedere il tutto come vedo il singolo. Vorrei provare una volta a vedere una donna come alcuni la vedono al primo incontro: carne da usare. Invece io la vedo così dopo, la vedo così durante e prima mi sembra tutto bello, chiaro, senza ombre. Non è mai così, di ombre ce n'è in quantità industriale, come se bruciassero sullo sfondo. Quasi sembra che qualcuno mi abbia messo al tornio dell'oscurità e, invece di fare tondini di ferro alla pressa, mi abbia messo a creare spettri che si nutrono dei miei sogni, ne fanno granelli sparsi, li passano in un setaccio e ne rimangono sempre meno.
Non mi piace questa autodistruzione che mi mangia, mi rende calvo, non mi fa stare seduto mezz'ora senza gridare incazzato con qualcuno che non c'entri niente col mio carattere, con la mia vita chiusa nel mio sterno magro. Qualcosa di un me lontano forse è rimasto ancora ma sta scomparendo, si sta spezzando come un ramo secco.
Se penso ai miei errore, forse covo dei rimorsi violenti e dei traumi profondi e non riesco a confessare a me stesso come e perché si sono formati. Perché queste crepe, perché da un dito ora ci passa un braccio, perché è sempre peggio? Non mi importa, quando il dolore è violento e condiziona anche le tue notti ci fai l'abitudine. Non ti importa più. Capisci che compatirti non serve, che le persone a cui fai rivelazioni sentite sul tuo essere e su di te le allontani e basta, non le porti verso di te.
Io ho imparato ad amarmi. Io mi amo per quello che sono, tutti i dubbi che sono, tutte le paranoie che mi ruotano attorno, la malinconia ansiosa, l'inquietudine perenne e costante partorita l'ultimo giorno in cui ho pensato di essere felice. Poi la felicità non l'ho più sentita. Ho sentito delle piccole soddisfazioni, delle brevi manifestazioni di affetto, ma la felicità come me la ricordo da piccolo quando mia madre mi chiamava che era tardi e io raccoglievo i lego per terra e andavo in cucina a mangiare e lì c'erano mio padre, mia madre, mio fratello, tutti sorridenti e c'era il mio cane che è morto impiccato dieci anni fa ucciso dal vicino e scodinzolava e non mi ricordo neanche più la macchia nera che aveva sul muso…
Non amo la mia bellezza, non mi sento bello fisicamente, non mi sono mai sentito tale, non ci riuscirò mai a sentirmi bello. Se ho una bellezza è qualcos'altro, è da qualche altra parte, è un'altra forma di virtù, ma nei miei difetti tutto si perde e tra le parole tutto resta solo in mezzo alle parole e mi fa solo male parlare, parlare e parlare di nuovo.
Ti vedo confusa tra due fuochi. Dal mio punto di vista, dovresti spegnerli tutti e due. Lo dico nel mio interesse, ovvio.
Tutte sono fidanzate, le donne per cui provo e ho provato un interesse. Per tutte non sono mai stato che una seconda scelta, una terza scelta, un amico quando non volevo esserlo, quello a cui proporre solo del sesso, quello a cui proporre un rapporto a tre perché "lei ama tutti e due". Io non ho mai amato una e lei ama tutti e due. Lei è stata così amata che può permettersi di amarne due. Io non posso permettermi nemmeno di amarne una. Perché se la amo spunta fuori qualcuno e di quel qualcuno non se ne parla mai subito. Compare sempre dopo, come un attore di teatro che ne sostituisce un altro nelle rappresentazioni meno importanti. Perché io tanto di "amore" non parlo mai. Non l'ho mai detto a nessuna "amore", nè credo lo dirò, per lo stesso motivo per cui non riesco a dirti che sei bella. Perché "amore" è una parola troppo vera da buttare addosso a una cretina che ti apre le gambe. Perché "bella" sarebbe troppo bello per essere vero e dirlo a una persona che ne ama due e non ama te sarebbe come sciuparlo. Io non voglio sciupare aggettivi a cui voglio dare un valore, nè sostantivi che addosso a una donna che non mi ama sarebbero superflui, come dei diamanti regalati, come se comprassi il tuo corpo con dei ninnoli, dei gioielli e altre cose che non dimostrano niente.
Non sei una troia. Sei solo umana, è il peggior difetto di tutti, non solo tuo. È il peggior difetto dell'essere umano essere umano con i suoi difetti. Non ci può fare niente. È così.
Io non voglio una amante. Non voglio il tuo corpo una notte, non so neanche se riuscirei a farlo con te sapendo che sei effimera o che posso avere solo il tuo sesso. Non so che uomini frequenti e tutto quello che ho detto fino adesso ti potrà sembrare assurdo e ridicolo, troppo romantico o non ne ho idea. Io personalmente nei miei casini non trovo una pillola dolce e tra le lettere, tra le parole, vedo solo degli spazi in cui la disillusione scava sempre di più il suo pozzo. Prima o poi toccherà terra, si fracasserà in un altro emisfero dove le nebbie si diraderanno e degli alberi non vedrò più cadere le foglie nel vuoto ma in uno specchio d'acqua pura senza onde. Puro come un cane è puro, come l'aria, come il vento, come le feste che ti fa quando ritorni a casa dopo una giornata pesante e ti viene incontro.
Il mondo ferisce, da e toglie.
A me non ha dato un sacco di cose e la colpa è anche mia.
Potrei dirti che sei viziata. Viziata da un non accontentarti, viziata dal quotidiano che erode i rapporti e li fa sembrare annacquati e spenti, viziata dal tuo voler scappare e non scappare mai, come una bambina che continua a sognare qualcosa di irreale e mistico. Come se la salvezza fosse sempre altrove, da un'altra parte. Non è così. La salvezza ce l'hai tu. Tu puoi decidere se salvarti o no. Non c'entra un cazzo dove sei o dove vuoi andare.
I luoghi ti fottono: se io penso a un lungomare in Liguria d'inverno, penso a mio nonno e a quando passeggiavamo mano nella mano in spiaggia. Poi penso a lui steso in una bara con una canna di plastica sotto il mento per non fargli cadere in avanti la testa, perché un cadavere deve sempre guardare in alto, verso Dio, non può guardare in basso o dà l'idea di un morto del cazzo che non ha più vita e non riesce più a tenere la testa dove Cristo vuole.
Fai le tue scelte e scappa. Ma scappa senza andare via.
Non ti fare trascinare da un "ti ricordi", un tramonto del cazzo e un bacio dato per caso o un bacio mai dato e uno sguardo che hai perso e non hai più ritrovato. Non dire che non vuoi un fidanzato, perché tu un fidanzato lo vuoi se no non ti dibatteresti come un pesce che cerca l'acqua tra varie scelte. Al massimo vuoi una pausa, vuoi un distacco da qualcosa che ti inizia a soffocare, vuoi prenderti una vacanza. Ma se chi ti piace non vuole darti questo distacco, vuole starti attaccato come una calamita fredda, vuol dire che non rispetta la tua confusione. È palese questa confusione, ma io non voglio aiutarti a snebbiare il tuo fumo. Se ti aiutassi inquinerei i tuoi equilibri. Il perché l'hai capito, te l'ho già detto. Se devo prendermi qualcosa, almeno una volta voglio tutto. A costo di morire dissanguato per un nocciolo caldo, vero e che vale, voglio tutto. A costo di fare e farmi male come mai prima, voglio prendermi tutto come si razzia una tavola imbandita. Voglio morirci dentro, perdere il senso del tempo, dare la mia vita senza senso a qualcuno pur di averne una in cambio. Senza inganni, senza trucchi, senza comparse che sbucano da ogni dove.
Voglio provarci con i miei mezzi. Con le mie mezze tinte, le mie mezze parole. Non sono un altro, non sono finto.
Io sono così, sempre. Ed è sempre più pericoloso.
Ciao.
Più ti parlo e più mi innamoro IO delle tue parole, e il che è strano perchè mi successe solo per l'unica persona della quale posso ancora dire, le ho dato il cuore, anche se poco, anche se non lo amavo, gli ho regalato attimi della mia vita e per lui ho pianto molto.
Si sono viziata, viziata perchè è questo che hanno fatto con me fino da bambina, contesa tra 2 genitori troppo occupati a odiarsi e a farsi una guerra per guardare me, troppo occupati dal rendersi conto che 2 anni fa ero entrata in anoressia e depressione, troppo occupati dal vedere che il mio moroso all'epoca aveva cominciato a farmi una guerra psicologica a mettere in pericolo la mia vita e allo sfiorare di mettermi le mani addosso. Troppo occupati a dirmi ti do i soldi per quello e quell'altro quando io avevo bisogno solo di sentirmi dire: "ti voglio bene". Anche ora che ho 18 anni, i miei genitori non mi hanno mai detto ti voglio bene, me lo dicono sempre gli altri, Kim i tuoi ti vogliono bene. Ma come ben sai non è la stessa cosa. Che dirti, io non provo piacere quando copulo, si mi piace, mi piace stare sopra, dominare, andare al ritmo che voglio, come a dire, sei solo un pezzo di carne e quando mi stufo non aspetto neanche che l'uomo finisca, non vedo l'ora che se ne vada, è di questo che ho paura ogni volta, ho paura di guardare la persona che ho accanto finito il tutto, di guardarlo negli occhi e vedere il vuoto, vedere solo 2 occhi niente più. E pensare che con quello che ti accennavo non ci ho fatto l'amore per un anno, e io per quanto mi piacesse fare sesso, ho accettato. Ho accettato perchè un pò ci tenevo.
Sono in mezzo a 2 fuochi. Non ho bisogno di un ragazzo, sono una donna che di uomini non ne ha bisogno, non ho bisogno di qualcuno che mi protegga, sono abbastanza grande da difendermi e prendermi le mie responsabilità, eppure voglio qualcuno, qualcuno che mi cerchi ogni tanto, qualcuno per cui io esista, e non come per i miei genitori. Qualcuno che mi chieda come stai, se ho bisogno di qualcosa, e anche se il mio orgoglio mi imporrà di rispondere sto benissimo e non ho bisogno di niente, so di mentire a me stessa. So che mi farebbe piacere, e anche dispiacere poichè io non so amare. Io non riesco, per quanto io mi ci sforzi, per quanto io mi ripeta, tu sei una persona sensibile, e sai amare, per quanto io possa inventarmi uno stupido mantra del tipo "AMA e SARAI AMATA" non funziona. Io non amo e loro mi amano, non è per essere egocentrica, ma molti di quelli con cui parlo soltanto e con cui faccio un discorso in più di 5 righe, si innamorano di me, o per meglio usare altri termini, si invaghiscono della mia persona, del mio aspetto, del mio cervello, come se io fossi la loro droga. Suona un pò macabro, ma io ho visto cosa vuol dire uomini che ad un rifiuto ti tormentano e alla fine si lanciano ai tuoi piedi in un pianto disperato.
Non so perchè io non prenda le mie valigie, non so perchè io non vada da mio padre, ho la MIA casa, perchè io non vada da mia madre, ma credo che sia la paura di dir loro, HO FALLITO, ho fallito ancora, per l'ennesima volta, sono ancora una volta una delusione, e non voglio sentirmi dire DOVEVI ASCOLTARCI!
Una frase mi aveva colpito in vari libri che ho letto, e in entrambi il succo era questo "PUOI CAMBIARE IL CIELO MA NON L'ANIMA", è vero quello che dici, io posso scappare quanto voglio, ma se non trovo me stessa da un'altra parte che cosa ci guadagno?
Io amo correre, ma sono ormai anni che non lo faccio più, una volta correvo per dimenticare, per rilassarmi, per tenermi in forma, per farmi guardare da quelli che passavano sulla ciclabile, per sentire il suono dei passi sull'asfalto scandire attimi della mia vita. Ora non lo faccio più non ne ho più la passione, la voglia, il coraggio. E vorrei scriverti ancora solo che è tardi, domani mio malgrado devo andare a scuola, devo alzarmi presto, e provvedere allo studio che non ho fatto in un intero pomeriggio.
Oggi dopo che ti ho scritto ho avuto la sensazione che non ti avrei più sentito. Grazie. Ciao Tommaso.
Rileggo da ore il tuo messaggio, come a voler trovare qualcosa di nascosto tra le righe, ma in realtà è tutto lì sotto i miei occhi, nessun messaggio in codice, nessun indovinello, queste conversazioni così diverse dal solito, cosi complete, sanno stremarmi, sconvolgermi, perchè non fanno parte della mia normale routine, non fanno parte della infinità di domande che ti potrei rivolgere, solo per conoscerti, ma per conoscere davvero cosa? le tue generalità? davvero mi interessa sapere se sei del nord o del sud, se sei credente praticante ateo, se davvero riuscirai a non farmi chiudere la chat senza leggere quello che mi hai scritto. Non lo so..credo di vivere nella certezza del niente, e la felicità, la felicità l'ho buttata via un giorno, l'ho nascosta, le ho detto,"stai lì buona e aspettami, un giorno cammineremo insieme per strada io e te mano nella mano", penso di averla persa piano piano per strada, mentre passavano gli anni, mentre diventavo consapevole, mentre capivo che i soldi non fanno la felicità, l'ho persa quando ho smesso di correre, di disegnare, quando ho perso il mio gatto, quando la notte uscivo e non rientravo in casa, quando cercavo di andare via, e cercare un cielo senza anima. E mi ritrovo a chiedermi, per tutta la vita ho cercato di essere normale senza che nessuno mi credesse inferiore solo perchè non sono nata in un paese democratico come l'Italia, solo perchè parlo 2 lingue senza accento, e perchè il mio cognome non è Rossi e nemmeno Verdi.
Che dire sto ascoltando "Bella senz'anima" di R. Cocciante. Che bella canzone.
Ma c'è un posto in cui io possa gridare senza essere presa per una matta?!
Si può essere gelosi come la merda da voler prendere il pc e materializzarlo in testa a certe persone?
Ci si può sentire soli? Anche se il giorno si è circondato da mille e una persone? Anche se tutti ti scrivono ti commentano? Ti fanno complimenti? Si che si può essere...
Fanculo, Tommaso, oggi non ho niente da dire. Mi sta venendo da piangere scusa. Ciao.