"F:Ernesto non lasciarci così, regalaci ancora un'immagine.
E:Ma che ne so Fulvio, che ne so..io non avevo mai tradito mia moglie, e da quel giorno non l'ho fatto più, però ogni tanto, quando litighiamo e ho voglia di sentirmi un pò infedele, vengo quassù in questa terrazza, prendo un lenzuolo e me lo metto in testa, poi recito quella poesia :...C'è la neve nei miei ricordi, c'è sempre la neve,... e mi diventa bianco il cervello se non la smetto di ricordare, tanto qui sotto .. nulla è peccato. Questa la poesia che mi recitava la dolce Cecilia, con quei soli al posto degli occhi e quel tramonto al posto del sorriso, e ti dico caro Fulvio che non mi venne un solo infarto, ma ogni volta che la guardavo, la toccavo, la baciavo me ne venivano mille!.
-cit. MANUALE D'AMORE 2 ♥"
Nebbia.
Sono le 2 di notte.
Sono in un vicolo che costeggia il fiume.
Il vento si infrange tra le frasche.
Una luce soffusa di lampione illumina la notte fendendo la nebbia. sento la testa pesante.
Ho freddo alle gambe.
Sono in una macchina.
Sui sedili posteriori.
Sento delle risate.
Vedo una figura alla mia sinistra, mi sta fissando, è tutta sera che mi fissa da sotto le ciocche di nero crine, mi ha sfiorato l'anima, ci si è avvicinata, ma non è riuscita ad entrare.
La guardo, penso che sia una bella figura, un pò cristianizzata, delicata nella sua imperfezione. Intravedo una barba rossiccia. "Chi sei?" vorrei chiedere, ma trattengo il fiato ancora per un pò e poi scoppio a ridere. Fisso quell'ombra, la guardo con gentilezza, lei non sa niente della mia vita, sa pochi anfratti, poche frasi dette di fretta e dette male, ma ha fatto una buona impressione, su di me, sulla mia amica, su chi ci ha visto in giro.
Sento una mano che mi sfiora, che mi attira a se, che mi avvolge, sento del calore umano, un respiro sulla pelle, sento le sue labbra che sfiorano le mie, e iniziano una danza frenetica, sento la sua mano cercare la mia pelle, sento una mano che carezza il mio seno, per poi finire in un tango di umori.
Ricordo la luce del Pronto Soccorso, il mutismo apparente, il mio sguardo fisso nel vuoto, la vita mi stava scorrendo davanti agli occhi. Lui mi stringeva la mano, mi sorrideva, mi faceva delle strane smorfie, leggevo l'insicurezza nel suo sguardo. Sono scoppiata in un piano infinito, che anche ora scuote il mio fragile equilibrio. Ho aspettato 3 ore prima di avere di nuovo la padronanza della mia voce. Avevo paura del suo sguardo mentre le parlavo, avevo paura del senso di disapprovazione che sarebbe trasparito dal suo iride.
Visita prenotata per le 8 del mattino seguente. Non ho avuto il coraggio di tornare a casa, di guardare Giò negli occhi, ho preferito rimanere su quella macchina al freddo, a fissare quel cielo fino a veder sorgere l'alba, fino a veder la città muoversi sotto i miei occhi stanchi e indeboliti dalle lacrime, ad accarezzare quei capelli, come fossero miei capelli, come fossero una matassa intrecciata alla mia. Entro in ospedale, vedo la dottoressa. Mi da un foglio, una ricetta medica. Una farmacia, uno scontrino, un pacchetto..
Lui mi guarda, mi abbraccia, mi dice che tutto sarebbe andato bene, mi dice di perdonarlo, mi dice tutti i posti in cui vorrebbe portarmi, al lago di Como, in montagna, in Alto Adige, perché io davvero per lui sono importante, perchè vorrebbe stringermi sempre tra le braccia, perchè sono più carina struccata e imperfetta, così più vera, così più reale.
Vede la mia freddezza, vede che mi sto rinchiudendo nel mio CUBO sicuro, dietro quel sorriso stanco, dietro al trucco colato. Vede accendermi una sigaretta, non è un fumatore, non può capire, vorrei solo LEI al mio fianco, vorrei crollare in un pianto interminabile nel suo grembo, un pianto che lui non capirebbe, che non sarebbe capace di fermare.
Sento una vibrazione nella borsa, prendo il telefono, sullo schermo compare l'ultimo nome che volevo vedere, apro il messaggio, "è finita, è inutile continuare, prendersi in giro, sono stanco e per me è finita..basta." Ho sentito l'aria mancarmi per qualche minuto, mi sono scollegata dal mondo, e mi sono ritrovata in un luogo astratto, in un mondo sicuro e parallelo, in un mondo in cui mi dicevo è così che deve andare, è stato lui per primo a tu devi solo accettare una realtà che già da prima conoscevi, ma alla quale non hai dato il famoso la!!
Lo fisso mi sta parlando, che mi sta dicendo? Sta farneticando, "ci vedremo ancora? mi vuoi ancora vedere? Io sabato vorrei uscire con te e le tue amiche, andare a Milano", e io penso che sta invadendo già troppo la mia vita, sta entrando troppo con prepotenza per occupare un posto che nessuno gli ha concesso. Ma invece di dirgli questo, gli ho risposto che andava bene, che se voleva sarebbe potuto benissimo venire, e a nessuno avrebbe dato fastidio, che il posto è quello che è , e che forse non era di suo gradimento, non è posto da pantaloni eleganti e golfino, ma se ci teneva tanto mi avrebbe fatto piacere. Mi ha guardato come un bambino al quale si permette di giocare, o al quale si regala il gioco tanto desiderato.
L'ho lasciato lì, dicendogli ci sentiremo, ti farò sapere l'ora, mi sono voltata, era ancora lì a fissarmi, poi me ne sono andata, ho buttato via il pacchettino di carta, mi sono avviata verso casa, lui ha accelerato per poi sparire nel traffico.
La musica nelle orecchie, gli scolari diretti verso mete sconosciute, lo sciopero, l'autunno che aleggia nell'aria, le foglie che cadono come una coltre sopra il marciapiede. Ho paura di arrivare a casa e di discutere con Giò, ma fortunatamente non era a casa, era al lavoro, mi sono vestita, e sono uscita a fare compere, sono tornata e lui non c'era ancora, avevo mal di testa, di schiena, un male generale, un freddo dentro. Mi sono messa a guardare la televisione, mi sono addormentata per 2 ore, e poi più niente fino alle 5 di notte del giorno dopo. Gli ho detto una bugia, mi ha guardata, mi ha chiesto scusa, siamo usciti,e io ancora nel mio mondo, cercava di abbracciarmi, di essere un pò carino, come se si sentisse in obbligo di farlo solo perchè c'erano i suoi amici, solo perchè doveva far vedere a qualcuno che tra noi le cose vanno ancora bene, che siamo felici, e che appena finirà la scuola ci sposeremo e avremo dei figli. Ok..non è così..Durante la serata mi arriva un messaggio, "come stai tesoro?spero bene..ti ho scritto un messaggio, mi manchi."
La musica nelle orecchie, gli scolari diretti verso mete sconosciute, lo sciopero, l'autunno che aleggia nell'aria, le foglie che cadono come una coltre sopra il marciapiede. Ho paura di arrivare a casa e di discutere con Giò, ma fortunatamente non era a casa, era al lavoro, mi sono vestita, e sono uscita a fare compere, sono tornata e lui non c'era ancora, avevo mal di testa, di schiena, un male generale, un freddo dentro. Mi sono messa a guardare la televisione, mi sono addormentata per 2 ore, e poi più niente fino alle 5 di notte del giorno dopo. Gli ho detto una bugia, mi ha guardata, mi ha chiesto scusa, siamo usciti,e io ancora nel mio mondo, cercava di abbracciarmi, di essere un pò carino, come se si sentisse in obbligo di farlo solo perchè c'erano i suoi amici, solo perchè doveva far vedere a qualcuno che tra noi le cose vanno ancora bene, che siamo felici, e che appena finirà la scuola ci sposeremo e avremo dei figli. Ok..non è così..Durante la serata mi arriva un messaggio, "come stai tesoro?spero bene..ti ho scritto un messaggio, mi manchi."
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