Non mi interessa. Non ho il coraggio di vederti.
Non posso dire che non mi manchi, ma sto cercando di fare una vita diversa, e per quanto strano dirlo, legale ed onesta.
Domani è Pasqua, e ho fatto le uova rosse, come si usa da noi, una tradizione strana per un'atea, ma io per quel poco la voglio rispettare, un pò di Russia qua nella mia solitaria vita, un pò di vento della mia terra.
Oggi dovevamo vederci, oggi dovevamo stare un'oretta insieme, parlare del più e del meno.
Non ti hanno dato il permesso di uscire. Sei ancora lì, tra quattro mura, in una cella grigia con altre 5 persone. Opera. Così vicino, ma anche così lontano.
Ed io nel mio letto, in una casa, al sicuro e al caldo, mentre la vita che fai tu è ben diversa.
Posso andare indietro con gli anni, posso far capire agli altri chi eri e chi sei stato per me. Ma parliamo di un passato che cerco di lasciarmi alle spalle. Non posso neanche difenderti. Come si fa a difendere un criminale?
La vita è difficile, e ognuno prende le sue scelte. Io posso solo dire che le tue non le ho mai accettate, alle volte mi sembrava di vivere in una famiglia mafiosa, dove tu eri il capo, e i tuoi "amici", i tuoi scagnozzi erano lì ai tuoi comandi.
Avevo solo 5 anni, quando vidi la prima pistola, avevo solo 5 anni quando sentii bisbigliare dietro i muri. Ne avevo 8, quando mi entrò la polizia in casa, di notte, a Milano, e mi chiese se per caso ti conoscevo o ti avevo visto. Allora non capivo, non distinguevo il bene dal male, per me tu eri un eroe, e andavi difeso.
Ma poi con gli anni, mi sono resa conto, che tu non lo facevi per necessità, quella è passata in secondo piano, lo facevi perchè ti piaceva, ti sentivi vivo. A te piaceva comandare, a te piaceva dare degli stupidi ordini, ti piacevano le belle donne, le belle macchine, ti piaceva leggere.
In riformatorio, mi raccontasti una notte, che amavi leggere, avevi solo 14 anni, ma leggesti tutti i libri della biblioteca, imboccasti ogni tipo possibile di scuola, ma avevi sempre tuo padre contro, "No Laej, non puoi fare il calciatore- Ma papà io sono il più bravo della squadra", "No Laej, non puoi fare il chitarrista, non puoi fare il veterinario, non puoi ..." .
Laej allora decise di diventare un ladruncolo, di camminare a piedi, e in bici dalla Russia all'Italia. Di vivere con quello che trovava in giro, di rischiare la propria vita, passare illegalmente dogane, Laej, lo sapeva, sapeva che non sarebbe stato facile, ma se così si può dire per un pò ne è uscito vincitore. Se esiste il cattivo, esiste anche il buono, e lo yng e lo yang, la ruota gira si dice, e le forze dell'ordine lo hanno prelevato da dentro casa casa.
Hai sempre aiutato tutti, hai un gran cuore, hai sempre avuto un cuore nobile, una mente eccelsa, ma non l'hai coltivata, chissà che ora non avresti potuto essere un medico, e vivere una vita tranquilla, senza la paura di dormire con un occhio aperto, e sentire le ferite sotto la pelle bruciare dopo anni. Senza la paura di camminare per la strada alla luce del sole, senza la paura di essere arrestato, o ucciso.
Per me Laej, sei stato come un padre, mi hai dato da mangiare, mi hai comprato vestiti belli, di marca, mi hai comprato giocattoli, dolci, regali, computer, telefoni, mi hai portato in vacanza, mi hai comprato medicine, mi hai consigliato, tenuto per mano, educato, mi hai sempre detto : "Quello che faccio io Kim, non è buono, non è giusto, ma la vita non è giusta, e io cerco di stare a galla come posso senza fare del male a nessuno".
Lui è stato la mia guida per molti anni, l'unico uomo della mia vita, in senso figurato, mai passare oltre. Lui era l'unico motivo di gioia nei miei week end, il suo cane, la sua casa in provincia, il giardino, la piscina, la pallavolo, la boxe, il baseball, i cartoni animati, gli abbracci.
Poi siamo cresciuti, entrambi, troppo in fretta, e tu, tu non lo hai accettato, io non ero più la piccola Kim, coi riccioli biondi, da difendere, e portare in spalla, ero diventata una ragazza, indipendente e testarda.
Sono 2 anni che non ci sentiamo, ti ho scritto 3 lettere, grondando lacrime, come si fa a non piangere, pensandoti, pensando alle condizioni in cui eri, con una gamba appena operata, senza medicine, eppure in Italia, la giustizia non è uguale per tutti, perchè tu non sei italiano. Ne hai combinate tante alla polizia e capisco anche perchè ti abbiano riservato questo trattamento.
Ma poi ho smesso di scriverti, non ti ho scritto al mio compleanno, al primo Natale, non ti ho scritto a Pasqua, non ti ho scritto di Giò, e poi ho smesso di parlarti.
Alle volte mi dico che è anche colpa tua se la famiglia si è divisa, sempre lì con un atteggiamento prepotente, così hai allontanato tuo fratello Ledjon, che ora vive a Bristol, come tua sorella, Larissa che vive a Roma, e tua sorella Michaela, che vive a Milano, e che ti è sempre stata dietro.
L'ultima lettera te l'ho scritta quando mi sono lasciata con Vincenzo, a cui di certo non potevo dirgli che avevo dei problemi con te, non lo avrebbe capito, era troppo giovane e io lo stesso.
Laej, io ora faccio una vita, dignitosa, e per tutti gli aspetti negativi che ha, ne ha uno buono, dormo tranquilla la notte perchè so che la polizia mi entrerà in casa, solo a pranzo, perchè il fratello di Giò è finanziere.
Non mi entreranno di notte, non mi sveglieranno con un mitra in mano.
Laej perdonami, dimenticami, cancellami, ma perdonami, non posso più essere tua nipote.