Pomeriggio a Milano. Ero con LEI in giro per negozi, uno shopping assillante, ma pur sempre, a suo modo, benefico. Siamo andate in mille e mille posti diversi, visti mille e mille stili diversi. Comprati occhilini alla John Lennon.
Torno a casa, lui pensa che io non arrivi, è coi suoi amici, si droga, non voglio sapere neanche che droga è questa volta. Mi porta fuori a bere. Io ho freddo, dopo tutta la pioggia che ho preso oggi che pretende? Si arrabbia, gli dico che voglio tornare a casa. Mi dice che non sono di compagnia. Arriviamo nella via di casa sua, apro il portone, chiamo l'ascensore, mi urla dietro, gli ho rovinato la serata. Funziona sempre così. Sempre. Sono stanca. Non se ne rende conto che non ce la faccio più a sopportarlo, che anche io sono un essere umano a cui volere del bene. Non gli importa. Mi prende a urla, non resisto, gli dico "Picchiami, mettimi le mani addosso, tanto solo questo sai fare", gli dico che è un drogato, che dall'eroina non uscirà mai, gli dico sempre le solite cose, eppure sono ancora qua.
Sto piangendo, non resisto più in questa situazione, tra scuola, pressione con lui, i documenti, la famiglia. Voglio solo sparire. E forse è la volta buona che io me ne vado. Sono amareggiata. Tante belle parole davanti agli amici , e poi basta rimanere soli qualche minuto, per mostrare al mondo chi è davvero , la merda, Giovanni.
Ho il mascara colato, una canottiera addosso, un paio di mutande, e i capelli sciolti.
Sto pisciando , sono sul cesso, ora sono a letto, ora gli scrivo su facebook, e voglio solo dormire.
Lui non capisce che a me non mi importa niente, dei suoi amici, dell'alcol, della droga, della sua fottuta polvere di stelle.
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