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martedì 12 marzo 2013

Time forgotten






11 marzo 2013


 "Sento qualcosa incrinarsi in me, mi guardo allo  specchio e ci rivedo mia madre, quella donna a cui ho sempre tentato di non assomigliare, ora mi stava fissando dallo specchio." -cit. Kim

Non parlo quasi mai di mia madre.
A dire il vero, parliamo anche poco tra di noi.
    Sarà perché fingiamo di avere un rapporto madre-figlia. Inesistente. Ma...a noi sembra andare bene così. Sappiamo entrambe quanto lei soffra per la mia mancanza, nella sua vita quotidiana, soprattutto da quando vivo con Giò.
E, in effetti sta vivendo con rassegnazione questo mio abbandono. Non se lo aspettava, ad essere sincera  neanche io pensavo ne avrei mai avuto il coraggio, di distaccarmi...così improvvisamente. Forse è vero che sono una persona senza sentimenti, o forse è vero che sono troppo egoista e solitaria, per provare dei sentimenti o per avere dei pensieri di riguardo anche per un altro essere vivente.

Sangue del mio sangue mi dico.

Nonostante mi abbia cresciuto, nonostante non mi abbia abbandonato, nonostante mi abbia dato un tetto sotto cui vivere e un pasto caldo, io sono riuscita a scappare da lei, sono voluta scappare da lei, dalla sua vita. L'ho lasciata  lì, a piangere le notti, perché so che lo fa, so che le manco, riesco a leggerlo nei suoi occhi ogni qual volta la vedo. Ma non sa come dirmi di tornare da lei, non ci riesce, solo un pomeriggio, lo scorso settembre, mi gridò in faccia di averla abbandonata, che da un giorno con l'altro l'ho voluta dimenticare, e quella notte piansi.


Mi ricordo che piansi tutta notte, cullata dalle braccia di Giò, lui che non capiva perché piangessi, lui che mi diceva che tutto sarebbe andato bene, lui che ancora sembrava un pò umano.
Ma in fondo lei se lo doveva aspettare, fin da quando ho memoria, ho contato i giorni che mi separavano dalla maggior età, ho sempre contato i giorni che mi mancavano a quella libertà, ma dove si trovava ora quella libertà?
Non posso dire di aver vissuto male con lei, ma è sempre stata molto distante da me, abbiamo sempre vissuto 2 vite separate, nella stessa casa, rivolgendoci solo un saluto e poche consuetudini, niente di più. Ricordo che le ho detto che uscivo con un ragazzo all'età di 16 anni, solo perché quest ultimo mi aveva regalato una rosa rossa gigante, (lunga un metro e con un fiore grosso come un pugno, mai vista rosa rossa più bella, aulentissima) , e non sapevo come portarla a casa. Solo per questo. Sennò neanche di lui avrebbe mai saputo, e sempre grazie a lui, dopo undici lunghi, e interminabili, e indimenticabili mesi, quando tutto è finito, lei vedendomi morire giorno dopo giorno, vedendomi soffocare nelle mie stesse lacrime, una notte mi abbracciò, e mi disse << Non piangere Kim, che la mamma ti è vicina, e lei non ti abbandona, tesoro della mamma sai che non ti voglio vedere star così male.>>.
Ci sono voluti 11 anni perché lei mi desse di nuovo un abbraccio, esattamente da quando lei e mio padre si sono lasciati. Avevo 5 anni, come si fa a non abbracciare il proprio figlio per 11 lunghi anni?  Ma oramai non mi pongo più il problema, so solo che mi rivedo in lei, rivedo la vita che faccio  nei suoi occhi, il destino mi ha giocato un brutto scherzo, mi sta facendo rivivere quello che viveva lei nel suo "cubo" con mio padre.

Mia madre un giorno ebbe il coraggio di andarsene, di dire basta, di smetterla di essere presa a calci e pugni, insulti e sputi. Ora non c'è nessuno a farle dei lividi sulle braccia, sulla schiena, sopra il cuore, non c'è  nessuno a strapparle i capelli da ubriaco.
Aveva solo 23 anni, era sposata, una figlia e un lavoro, in un paese straniero, sola, senza conoscere nessuno, e senza parlare la lingua.
Aveva 23 anni quando scelse di  andarsene, una notte, silenziosamente dalla sua casa sicura,  in centro, a Torino, me la ricordo ancora quella casa.
Aveva 23 anni quando le lacrime le rigavano il volto, e la voce rotta mi diceva: << Kim, svegliati amore, fai presto, dobbiamo andare! - Dove Mamma?- Sbrigati e non fare rumore- Ma Papà? Devo salutare Papà- No, Kim Papà sta dormendo, andiamo, non lo disturbare che domani va a lavorare. >> 
Ricordo che pioveva, ricordo che guidava una piccola punto blu mia madre. Ricordo che mi addormentai sul sedile posteriore. Ricordo che le domandai dove stavamo andando, e lei mi rispose che andavamo dallo zio, ed ero così contenta. Io lo zio non lo vedevo molto, lui era il fratello maggiore di mia mamma, da sempre è stato il mio preferito, e da quella sera prese le veci di mio padre.
Non sapevo ancora che non avrei più rivisto mio padre per molti anni, non lo rividi fino all'età di 10 anni, o forse 11 anni , non ricordo di preciso, non vide il mio primo giorno di scuola, quel giorno ci furono mia mamma e mio zio ad aspettarmi, non vide il mio ultimo giorno di scuola, non vide il mio sorriso, non conobbe mai la mia materia preferita, o il mio piatto preferito, non mi portò a giocare al parco, e non mi portò più al mare, non vidi più per molti anni i miei nonni paterni.
Mi chiamò poche volte, e cominciai poco a poco a non volerlo più sentire, troppo piccola per capire cosa avesse fatto alla mia mamma, ma anche troppo acuta per capire che era una cosa cattiva. Da non rifare.
Mi ha segnato molto il comportamento di mio padre nei confronti di mia madre, delle donne, è una cosa che mi tocca anche oggi vedere un uomo che alza una mano, anche in segno scherzoso, contro una donna.
Curioso, è stato scoprire che la nuova fiamma di mio padre, il CARTONE ANIMATO, che forse è meglio chiamare col suo vero nome Clotilde, non sapesse del passato da uomo violento e alcolizzato di mio padre. La sua espressione la prima volta che la vidi da sola, ai miei da poco 17 anni, fu sorprendentemente piacevole, ma anche sconcertante, poiché giusto pochi minuti prima mi disse che tra loro non vi erano segreti, e lui gli e lo aveva nascosto. Ma Clotilde, è un altro argomento, e non ne voglio parlare ora, anche mio padre, è un altro argomento. Ora c'è solo lei,  MIA MAMMA.
Alle volte La guardo in stazione, con la sua borsa in spalla, il sacchetto nell'altra, il viso abbattuto, una famiglia disfatta, un lavoro che lascia a desiderare, e la salute cagionevole. La guardo e le vorrei dire che mi dispiace, che mi manca, che le voglio bene, che aveva ragione, che sono troppo giovane per stare sola, che anche noi della famiglia Kim abbiamo bisogno di qualcuno che si occupi di noi. Ma non gli e lo dico, perchè sono troppo orgogliosa, come non le dico, neanche che Giò mi ha messo le mani addosso più volte, come non le dico neanche che sono stanca della vita che faccio, come non le dico neanche che non ho la forza di alzarmi la mattina dal letto e vedere che lei non è lì a farmi il te, che è difficile badare a una casa, e assecondare gli umori di un'altra persona. Ma lei deve sapere che sono felice, deve conoscere solo qualche discussione, e il resto deve sempre andare bene. Così lei non si preoccupa e dorme sogni felici.
[Mi metto a piangere, mi manca mia mamma, mi manca le sue sgridate, le litigate con lei, mi manca la sua voce la mattina a svegliarmi prima di andare a scuola, mi manca la puzza di sigarette in casa, le veneziane chiuse, mi manca vederla nel suo letto con le coperte addosso, mi manca prepararle il caffè, qual caffè che ora non preparo più per nessuno. Mi manca vederla leggere i libri che leggevo io, mi manca la sua ossessione per l'antiquariato e per l'oroscopo. A modo suo, mi è stata madre, e a modo suo mi ha amato, e io a modo mio le sono stata figlia, e l'ho amata. Cerco di contenermi in questo pianto che non è corretto, sono io che l'ho abbandonata, che ho fatto i bagagli guardandola mentre mi diceva "Ma porti via tutto? Non pensi che potresti tornare almeno una volta a settimana a dormire a casa?- No, 'Ma!"].



1 commento:

  1. "Mi metto a piangere, mi manca mia mamma, mi manca le sue sgridate, le litigate con lei, mi manca la sua voce la mattina a svegliarmi prima di andare a scuola, mi manca la puzza di sigarette in casa, le veneziane chiuse, mi manca vederla nel suo letto con le coperte addosso, mi manca prepararle il caffè, qual caffè che ora non preparo più per nessuno. Mi manca vederla leggere i libri che leggevo io, mi manca la sua ossessione per l'antiquariato e per l'oroscopo. A modo suo, mi è stata madre, e a modo suo mi ha amato, e io a modo mio le sono stata figlia, e l'ho amata." SE FOSSI LEI, SE FOSSI TUA MADRE, VORREI SENTIRMELO DIRE ALMENO UNA VOLTA, PRIMA CHE SIA TARDI.

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