Quando si dice lo scorrere inesorabile del tempo..."Tomorrow" has gone.
Tutto è cominciato fin dalle prime ore del mattino, nelle quali con la più grande noncuranza mi sono appollaiata sul divano a visionare "il sogno dell'alieno" un "film" su un'agenda politica che mette in evidenza 6/8 punti sui quali i partiti potrebbero trovarsi finalmente d'accordo.
Diciamo che l'ho trovato interessante sotto molti punti di vista.
Come sempre, però, mi perdo nei miei racconti, volendo aggiungere particolari, dimenticandomi il vero tema di questo post: l'incontro con F.
Dicevamo: finito il film, mi sono lavata, truccata, sistemata con la speranza che i capelli da matta che mi ritrovo stessero al loro posto.
- Vestito nero ( as usual...l'ansia di una settimana su quale vestito mettere tra i 300 che possiedo, è ricaduta sul solito vestito col pizzo nero, quello che la mia Topa dice essere il mio evergreen).
- Tacchi rosso fuoco laccati ( non avrei mai osato mettere lo stiletto giallo e nero...che adoro...ma forse un rosso che male avrebbe mai potuto fare?).
- Braccialetto rosso e argento.
- Giacchetta nera elegante ( sempre piena dei peli del GianFilippo...anche a spazzolarlo ed a spazzolare i miei vestiti non c'è nulla da fare: i suoi peli sono sempre presenti. )
- E per finire il super cappotto che fa sempre la sua figura ( nonostante mi faccia sembrare più grassa di quanto io non sia di mio).
Prendo armi e bagagli e mi dirigo verso la stazione ripetendomi il mantra del giorno: " O la va, o la spacca". (Come se non fossero bastati i giorni vissuti con l'ansia più grande di questo mondo).
Scesa dal treno, cerco il numero del binario sul quale arriverà il "Torino P.N."
Lo aspetto.
Sono solo 5 minuti, eppure sembrano i 5 minuti più lunghi della mia vita.
Un'attesa indescrivibile.
Il treno comincia a svuotarsi, piano piano compaiono persone sorridenti, tristi, puzzolenti, frettolose.
Poi arriva lui, mentre lo guardo mi viene da ridere. Tiene la mano in una posizione assai strana, che la mia mente malata associa alla manina del maggiordomo di Scary Movie. Essendo miope non ho notato la sua tracolla tenuta con il braccio che ha causato il mio pensiero. Rido. Perchè è una delle cose che meglio mi riesce.
In un'impeccabile giacca blu, tono su tono, si fa avanti questo moro. Il Signor F.
Mi colpiscono subito i suoi occhi, incorniciati da capelli corvini, nocciola con cromatismi iridei. Con la luce toccano anche sfumature verdi e gialle.

Ci dirigiamo verso una meta non ben definita, cercando di spezzare il ghiaccio con un poco di brio che non guasta mai, poiché nonostante tutti i programmi ho deciso di cambiare i piani la mattina stessa, di finire a mangiare sushi sui Navigli, assistendo ad un paio di scenate comiche su scontrini non emessi e di proseguire per il Castello Sforzesco facendoci spazio tra le mille bancarelle.
Il sole ha coronato la giornata, rendendo questa mia Milano colorata persino nel suo grigiume.
Così come le parole, piene, vere, sincere.
Così come una bruttissima rosa tra le mie mani giace in attesa di essere gettata. Acquisto indesiderato da un "Bangladesh".
Su quella panchina osservo per minuti interminabili quelle mani, il colore di quella pelle, quasi ipnotizzata.
Noto qualche neo tra la peluria delle braccia. La trama, del tessuto, dei suoi pantaloni cobalto.
Finendo sulle scarpe di cuoio traforate.
Spezziamo il silenzio con una camminata, sui miei piedi doloranti ( maledetti tacchi), eppure sarebbe stato così semplice tirare fuori dalla borsa il cambio di scarpe, ma sarebbe stato davvero poco elegante come gesto (ebbene si F. avevo un paio di scarpe di ricambio come fanno le "inglesi").
Mi tengo quel rosso ai piedi per 7 ore, sulla strada per il Duomo, mentre io penso solo a non cadere e slogarmi una caviglia, lui interrompe questo momento chiedendomi se non fosse troppo indiscreto potermi dare un bacio. Mi ha sorpreso. Non me lo sarei mai davvero aspettata.
Un bacio timido ed imbarazzato sulla guancia. Che mi ha fatto sorridere per la sua tenerezza.
Riprendendo la metrò, finiamo in Centrale a sorseggiare the ( si io dico THE e non TE'), sul terrazzone della Sky.
Inesorabili le ultime battute, le ultime risate, le ultime parole chiudono questo incontro.
Ci salutiamo e ci lasciamo col senno di poi.
"Ci rivedremo". "Certo". "Quando passi da Torino fammi un fischio."
Non so davvero come descriverlo.
Non mi è dispiaciuta come giornata anzi, mi sono divertita un sacco.
Al signor F. ci tengo ed anche se non so definire che tipo di affetto sia, è qualcosa di presente, che ti emoziona quando leggi un messaggio, come l'attesa di una risposta, come l'arrossire ad un complimento.
Quello che mi ha comunicato in un intero anno, oggi è stato riprovato. Non ho sbagliato nella mia analisi, se così la si può definire in qualche modo. Il Signor F. è un uomo pieno di sorprese, portato per il riso ed il diletto, per la calma e la gentilezza. Fascinoso, semplice ed a modo.
Il mio pronostico( del post precedente) non lascia dubbi sul decorrere futuro.
(questo post è stato scritto già sapendo come sarebbero andate le cose con F. eppure non ho voluto lasciarmi condizionare dalle sue parole, seguendo solo le emozioni che provate ieri).