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venerdì 23 gennaio 2015

Un ologramma di vita passata


Nella mia mente, questo Venerdì è pieno zeppo di parole, di idee, di pensieri, di lunghe storie ed infinite descrizioni.

Sento la necessità di scrivere. Spengo l'acqua, afferro l'accappatoio, mi asciugo e corro a letto. Prendo il PC in braccio, lo accendo, cerco " WinterRain": nuovo post : "Un'ologramma di vita passata." Continuo a fissare il foglio bianco per minuti interminabili, cercando un qualcosa di davvero valido da essere raccontato.

Una crescente antitesi, fra la voglia di scrivere ed una tacita imposizione, si fa piede nelle mie viscere.

Come ogni giorno a Mezzanotte, son seduta nella doccia, insaponandomi la pelle, sfioro macchia dopo macchia, scrutandola con sospetto. Prendo la boccetta dello shampoo , ne verso un po' nella mano, è azzurro,  lo spalmo tra i capelli. 
Comincio a massaggiarli, a sfregare con forza la cute. Li risciacquo. Cadono a centinaia coprendomi di corti fili, una veste di impalpabile crine.
Comincio a piangere.
Non ne posso più. 
Vorrei solo avere una camera asettica in cui rinchiudermi.
Una camera dove niente e nessuno possa entrare ad intaccare la mia esistenza. Ho una paura folle della vita, "di quello che verrà e di quello che sarà preda dei venti "( cit.). Ho paura di non essere all'altezza. Di non arrivare nemmeno a quell' " altezza" che tanto bramo.

L'ultimo anno è stato, un passatempo unico, speso per studi medici.
Visita per il problema A, visita per il problema B, visita per il problema C.
Alternati quasi come se non ci dovesse essere un giorno lasciato libero dal Signore per poter credere e sperare di avere una vita quanto più normale.
Vero anche che la normalità sia soggettiva, ma la salute no. La salute è una necessità primaria. La mia, attualmente precaria, è fortemente minata da questo squilibrio interiore. Una continua lotta tra mente e corpo. Sarà lo stress...sarà qualcosa d' altro...


Non vedo mia madre da giorni.
Son abituata alle sue sparizioni. Alle sue riapparse.
Assenze prolungate nel tempo.
Lo ha sempre fatto. Lo farà sempre.
Una telefonata ogni tanto.
Qualche soldo lasciato sulla mensola per i bisogni primari ( cibo, bollette, vestiti..) Pensavo che col tempo le cose sarebbero potute cambiare, invece, mi illudo costantemente che questo possa utopicamente accadere. Un'adolescente intrappolata nel corpo di una Quarantenne. Più passano gli anni più sento la necessità di avere qualcuno accanto a guidarmi, a mostrarmi la strada da intraprendere e a correggere i miei sbagli. Guardandomi attorno vedo solo un terreno riarso dal tempo, dalla rabbia, dalla vergogna, dall'angoscia, dal dolore e dall'odio.

Mi vergogno di lei, so che non andrebbe detto, ma mi vergogno di entrambi i miei genitori. Son cosi burberi, cosi grezzi, cosi incoscienti. Cosi strani da descrivere. Fa male parlarne, non mi abituerò mai alla VERGOGNA. Ti rimane tatuata sulla pelle. I tatuaggi non si possono cancellare, si possono "ricoprire", modificare, abbellire, "rimuovere",  ma non si possono togliere. Ed anche asportando la parte di cute interessata, rimane sempre una cicatrice, pronta a ricordarmela

La mia vita è una costellazione di abbandoni, ricomparse, delusioni, rivincite, e una lunga serie di altre cose. Un altro giorno su questa Terra mi dico. Un altro giorno a sentire il sapore dell'aria, del freddo, del legno, del the, del fumo di tabacco.

I miei coetanei vorrebbero essere più indipendenti, vivere soli, non dover dipendere da nessuno, dettare le proprie regole.
Quando arrivi ad ottenere tutto ciò non sai come comportarti, perchè non sei abituato a vivere senza delle consuetudini, delle regole. Abbiamo una necessità profonda che qualcuno ci comandi, e ancora di più la volontà di ribellarci a queste imposizioni.

Delle volte mi dico che dovrei solo andare a vivere coi miei nonni, dimenticarmi dei miei sogni per il futuro, del mio grande sogno " il giornalismo" perchè non eserciterò mai questa professione. Dovrei semplicemente accontentarmi di essere viva per l'ennesimo giorno.

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