Eccomi qua, mentre il rumore del treno assorda i miei pensieri, stessa direzione da ormai 6 mesi, Torino.
Alzi lo sguardo, lentamente, sai che ti sto fissando da dietro i Rayban, eppure fai solo finta di non accorgerti di me. Quanto mi attiri, quanto mi piace l'onda del riccio dei tuoi biondi capelli, della tua fronte corrugata sui fogli dell' Università, do una sbirciata, studi archeologia o lettere antiche, e mi viene in mente che quelle cose le ho studiate anche io , durante le noiose ore di arte del 2008. Mi parte un sorriso, e fisso i tuoi occhi, ora non ricordo fossero azzurri, verdi o marroni, ma erano una tempesta di emozioni. Siamo stati sullo stesso treno per 2 ore, e per tutto questo tempo non ti ho chiesto neanche come ti chiami, volevo farlo, di solito parlo sempre, sono molto loquace e solare eppure ho un groppo in gola, come se mi avessero tagliato le corde vocali.
Dopo poco sei tu a rivolgermi la parola,a distogliermi da quel suono fastidioso, continuo a fissarti, il cuore mi batte a 3000 , quasi non riesco a risponderti, ma meno male che le mani rispondono al cervello e non alle emozioni, ti do la penna che mi chiedi, l'unica che stranamente ho deciso di mettere in borsa prima di partire,(io non ho mai una penna con me). Mi ringrazi dandomi del Lei. Divento tutta rossa, nessuno mi aveva mai dato del Lei, solo del tu, in particolare un ragazzo di 23-25 anni mai nella mia breve vita, ti spunta un sorriso sul viso, mi sento morire, quanto sei bello con quella camicia a quadri e gli occhiali, lo zaino vicino a te aperto, pieno di fogli, e libri come lo zaino di uno scolaro. All'improvviso alzi lo sguardo e mi fissi anche tu, il mondo sembra fermarsi in quell'attimo, non conta più niente, potrei smettere di vivere anche subito, di respirare (visto che di parlare non ne sono capace), di pensare. Penso che sto facendo una bella figura di merda, perchè mi hai beccato in flagrante, e sono ridiventata rossa. Mi rivolgi ancora la parola, "si PAOLO, MARCO, GIORGIO, ENRICO, MICHELE, SERGIO, MASSIMO la prossima fermata è Piacenza, si PAOLO, MARCO, GIORGIO, ENRICO, MICHELE, SERGIO, MASSIMO alla prossima fermata dovrò scendere, non ti vedrò mai più, non ti dimenticherò mai, non me lo perdonerò mai, perchè PAOLO, MARCO, GIORGIO, ENRICO, MICHELE, SERGIO, MASSIMO non mi chiedi altro, perchè non la smetti di fissarmi?, perchè non mi chiedi come mi chiamo, dove abito, perchè non te lo chiedo io, perchè mi spaventa tanto farti una domanda così semplice, perchè non ti chiedo dove studi, dove vivi , quanti anni hai". Ricomincio a fissarti e spero vivamente il tuo nome sia tra questi, e ti vedo abbracciato a me per le vie di Piacenza, in una giornata di marzo che ridiamo spensierati, fieri della vita che abbiamo davanti, del futuro ancora da vivere,che potremmo vivere...INSIEME.
Mi fissi, mi fissi e mi fissi, ti vedo sorridere, ti vedo addolcire quelle rughe sulla fronte, ti vedo esitare, anche tu vuoi farmi delle domande, ho il coraggio di chiederti ancora una cosa, "mi dai una mano a tirare giù la valigia", mi aiuti ti ringrazi con una dolcezza assurda, poi vedi la penna e me la restituisci, con una finezza che non avevo mai visto e mi ringrazi per la gentilezza, per averti dato una penna, ti vedo esitare nel ridarmela, esco dalla cabina, e ti vedo girare la testa e fissarmi fino a quando scendo e poi giù fino dal finestrino. Vorrei dirti qualcosa, vorrei gridarti che mi sono innamorata in 2 ore di una persona che neanche conosco, vorrei risalire su quel treno e assalirti di domande, riesco solo a salutarti, ad alzare quella mano, legata solo al cervello e non alle stupide emozioni. Ringrazio la mia mano, la ringrazio.
Mi scende una lacrima, ti ho perso per sempre non ti incontrerò mai più, come?dove?quando?penso a tutte le soluzioni, alzo ancora la mano verso qual treno e penso solo a quello che saremmo potuti essere o non.
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