"Non so cosa dirti, davvero, ogni volta che ci vediamo sono io che vorrei dirti che le cose non vanno bene, che sei una delle poche persone con le quali mi sforzo di uscire. Mi sforzo di non chiudermi in me stessa, e lo sai, ma ultimamente è tutto un peggiorare continuo. Non sembra ma mi sto sforzando, sto provando a combattere contro il mio IO asociale, sto combattendo contro la voglia continua che ho di camminare con la musica nelle orecchie verso l'orizzonte senza una meta fissa, e senza un soldo o uno zaino. Sono combattuta dal rinunciare a tutto, alla scuola, alla famiglia, a Giò, agli amici, a te, eppure è una lotta così difficile.
Alle volte, sono invidiosa della tua fortunata normalità. Infondo sembra così facile, sembra così semplice essere cercata da tutti, essere così al centro dell'attenzione,[senza farlo apposta], quell'attenzione che io per quanto mi possa sforzare, per quanto mostri intelligenza, simpatia, gentilezza, per quanto mi sforzi di esternare e socializzare, non riesco ad avere, e credo mai avrò.Sono troppe le cose contro a cui ho dovuto tener testa in questi anni, che avere voi, piccoli e numerabili sulle dita di una mano mi viene così difficile, siete così difficili da gestire. Oggi raccontavo di LUI, e dei film pazzi che ci sono stati, che assurdità, pensare che siamo sempre amici.
Io ci provo, provo in mille modi di essere in qualche modo più Kim, cerco di far vedere che sono una persona che può piacere, ma niente. Niente. E più mi sforzo e più mi vien voglia di chiudermi in me stessa.Alle volte penso che se non fossi tua amica, neanche gli altri mi cercherebbero. Sembra che mi stiano attorno perchè si sentono in colpa, perchè gli faccio pena. Ecco come la vedo, riesco a radunare solo persone con problemi. Mary, Sara, Fede, Carlo, tutti con una storia di merda alle spalle, come la mia. Mi sembra che la gente "normale" mi eviti, mi stia alla larga, mi sento additata . Mi sento così estranea, anche quando sono in macchina gli altri, mi sento esclusa, parliamo, scherziamo, non mi sento a mio agio, sto in silenzio, invece tu sei così espansiva, sei così voluta, sei come un'ondata perfetta. Col tuo sorriso e la tua voce roca, riesci ad ammaliare tutti.
Ma poi penso anche se non ci fosse questo accordo, questo patto tra di noi, che domande vorresti farmi? Sono davvero curiosa. Come si vive per anni facendo una doppia vita? Come si fa a nascondere bene tutto? Come faccio a stare accanto al mio aguzzino? Perchè rimando la partenza? Perchè berrei fino a finire in coma etilico? Un giorno magari ti permetterò di farmele, anzi magari un giorno ti starò ad ascoltare, ma quel giorno è lontano.Tacito accordo: "Niente domande"
Sabato lo stavo per fare. Sabato quando LUI mi ha risposto male, quando è passata quella con cui ha litigato, e io ci stavo scherzando, ci sono rimasta male, e quel male mi ha suscitato un moto di pianto collegato a tutt'altra cosa. Stavo per esplodere in un pianto, tutto sta crollando granello dopo granello.Sai ho sperato di morirci di polmonite l'estate scorsa, 28 casi su 100 mila persone in Europa ci muoiono, perchè non ho potuto essere io una di quei 28? Perchè? Cosa sto a vivere a fare? Alle volte me lo domando, tra le lacrime, mi chiedo se finirà mai questo dolore che ho dentro, se riempirò mai quel vuoto che mi ritrovo. Sarei curiosa di sapere cosa potrebbe succedere il giorno in cui la mia fottuta maschera di creta dovesse spezzarsi in mille pezzi e io dovessi crollare in un pianto davanti a tutti.
Cuffie. Fottuti pezzi di plastica, con del rame all'interno. Fuse con la pelle. Al posto delle orecchie. Collegate a un fottuto PC. Vivo i miei giorni. Voglio solo bere, ma Giò è sempre in casa.
Questo silenzio cos'è?
Perdermi in un bosco, urlare, per ore, correre, cercare la luce. Rivedo nella mia mente i boschi della Russia in cui passeggiavo con la nonna, uno dei pochi ricordi della mia infanzia. Vedo quella luce tra le fronde, mi sento girare, ruoto su me stessa a braccia distese e orizzontali, giro, giro, e rigiro. I colori cominciano a fondersi tra loro, giallo, verde, marrone, bianco, diventa tutto grigio, mi lascio cadere, sento gli organi interni in subbuglio, li sento muovere, sento il cuore pompare sangue all'interno delle vene, sento l'aorta gonfiarsi. Svengo. Mi risveglio dopo ore, da incubi che non ricordo, con una sensazione di angoscia che mi sale dentro. Sono rimasta sola in questo bosco, ho l'MP3 scarico, non vuole accendersi, sullo schermo una batteria lampeggia di rosso, come sempre non ho il telefono con me. Mi giro, trovo uno zaino accanto, nero, grigio, non capisco di che colore sia. Ha un'etichetta bianca cucita sopra e una scritta rossa. Ma non riesco a leggerla. Il mio cervello non me lo permette. Mi alzo, mi pulisco dalle foglie, sento i vestiti umidi, cerco una felpa in quello zaino. Ne trovo una rossa, mi ricorda la felpa di Giò, anche se dentro di me, sento una voce che mi dice, "Kim non è di Giò, ma di Vincenzo.", Io non ho felpe rosse lunghe a casa, di Vincenzo poi. Ma questa è la mia mente, che viaggia e io non posso impedirle di formulare tesi e soprattutto di contraddirla. La indosso, prendo lo zaino, lo metto in spalla, sulla spalla sinistra, mi guardo attorno. "Nonna, Nonna, dove sei? Nonna!" Ma non ottengo risposta. "Dove cazzo è finita?" mi dico fra me e me. Ma lei non è più in quel bosco, tra quegli alberi, lo so, anche se non la vedo, il mio sesto senso mi dice che lei non è lì. Sento gli uccelli cantare, sento il loro volo, rami qua e là spezzarsi, mi giro, non c'è nessuno, mi sale l'ansia, sembra il solito film horror dove tra poco dovrebbe apparire il maniaco serial killer di turno. Ma il serial killer non compare, lo aspetto, vorrei parlarci, dirgli che non deve comparire solo quando io mi metto a correre. Mi metto a correre, in realtà è il mio cervello a correre, il mio ologramma coscenzioso rimane fermo a fissarmi, ma quel fottuto bastardo non esce allo scoperto, sa che lo sto prendendo per il culo.Sento lo scorrere di un ruscello, mi trovo su un ponte di legno, un albero spezzato, un torrente, scivolo, ma rimango in piedi, Mi sdraio sul terreno battuto, un probabile sentiero di cinghiali, ma non mi importa. Mi metto a pancia in giù, mi stringo la testa tra le mani.
Rinsavisco, torno alla realtà, sono sul mio letto, con una merda di canzone, un orologio che ticchetta, e un orecchio indolenzito. Rileggo quello che ti ho scritto, una cosa paranoica, ma io la sento, la vivo. la posso toccare, e mentre tu mi parli dei problemi della tua amica, che vuole togliersi la vita, io muoio dentro ogni giorno, cerco aiuto in queste parole, le uniche che voglio leggere, le uniche da cui trarre risposta. Non dirò mai le volte che ho pensato al suicidio, e neanche le volte che ho provato a farlo. Ho 2 segni, ma oramai non ci faccio neanche più caso, solo una persona mi chiede ogni tanto se ci penso ancora. Ma rispondo di no. Infondo non voglio gente che si preoccupi per me. Ebbene si, anche io sono come la tua amica, anche io ho avuto segni di fantasmini, anche io mi sono lesionata come Mary, anche io ho provato a morire di fame, anche io ho provato a buttarmi in un fiume, e dall'undicesimo piano. Ma come vedi sono ancora qua. E vivo. Vivo perchè l'istinto di sopravvivenza mi dice di farlo. Buona notte LEI, non voglio domande, non voglio che tu mi compatisca, non ne ho bisogno. Leggi e apprezza la sincerità di un gesto, la fortuna che possiedi, e fanne tesoro. Sai che ti voglio un bene dell'animo. Ma anche oggi mi domando perchè mi sbatto per organizzare cose a cui nessuno interessano"
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