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domenica 22 febbraio 2015

Arbusti senza il bene di un lampone.

La vita è fatta di casualità, legata a una catena di sé” 



Conosco questo ragazzo online, come tutti gli ultimi casi umani a cui son riuscita a legarmi, o perlomeno con cui son riuscita a comunicare senza stancarmi.
Un certo Mg.
Aveva nelle parole la leggerezza, la semplicità, forse era proprio quello che volevo: sentire la testa volare.

Che fosse bello non ci piove, simpatico lo era, di poche parole anche (come piacciono a me) e pure un poco zerby cosi da potermelo gestire al meglio. Non è che fosse chissà quale Mente brillante, ma sapeva farmi ridere, tranquillizzare, riusciva a farmi sentire al sicuro e persino a modo suo voluta bene.
Ci sentivamo spesso. Lunghe telefonate fino a crollare sul cuscino nel mezzo della notte.

Ci ha messo  un bel po' a chiedermi di uscire, quasi un anno.
(Dico io, ma ci vuole un anno intero a chiedere ad una ragazza di uscire?)
Alla fine decide di farlo il  giorno del suo 28esimo compleanno. Siamo solo io e lui, in un pub irlandese, una pioggia grondante sorrisi ci tiene compagnia nella notte.

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Cominciamo a passare un bel po' di tempo assieme, viaggiamo da una parte all'altra della Lombardia.
Ogni locale in cui volessi andare lui mi ci portava.
Andiamo in montagna, al ristorante, ai festival, ai concerti.
Mi invita al mare dalla zia, che ama cucinare come me e non vede l'ora di conoscermi per poter cucinare assieme.
Suo padre lavora all'estero, non lo vede mai. Sua madre è un poco lunatica come la mia. Per giunta anche una fervente credente in : "moglie e buoi dei paesi tuoi".

Stacco completamente la spina dalla vita che faccio, la stacco per mesi interi, la stacco fino a dimenticarmi chi sono. Quello che facevo, in qualche modo mi faceva stare meglio. Mi uccideva senza farmi morire.

Nel mentre si fanno discorsi del tipo: "Non ti devi legare a me" "Le cose vanno prese così come vengono, senza programmare troppo" " qua si sta bene cosi perchè dovremmo fasciarci la testa" "Tanto noi siamo solo amici non è vero?" 

Un po' lui, un poco di più io cominciamo a credere vivamente a queste parole.
Le facciamo nostre, finchè non cominciamo a ferirci a vicenda.

Un giorno gli dico che lui finirà per innamorarsi di me, finirà per scrivermi piangendo ed io non sarò più li . Si mette a schernire le mie parole con risate molto giocose ed impertinenti. Io lo ammonisco dicendogli "vedremo noi come andranno a finire le cose"

-“ma per arrivare a quel niente c’è voluto così tanto. È un attimo. Ma è l’attimo in cui lui è esattamente dove vuole essere e fa esattamente quel che vuole fare” 

Lui ha fatto esattamente quello che ha voluto. Anche con altre.
Non lo recrimino, chi sono io infondo per farlo.
Non mi piango addosso, anche io ho i miei altarini per via di Giò.
Si è sentito di farlo e se è stato bene, se si è sentito appagato dopo essersi svuotato lo scroto, chi sono io per giudicare.
Ho atteso pazientemente come Giobbe che le emozioni si facessero più forti, finchè .....

Una sera, per pura casualità usciamo assieme ai suoi amici, a cui mi vuole presentare. 


In particolare al suo carissimo " The Bro", il fratello mancato, uno dei pochi veri amici, etc.etc. ( varie descrizioni di questo amico, dei posti che hanno visitato assieme, delle esperienze vissute e tante altre informazioni).
Era Marzo in un pub nell'Interland. Tra i suoi compari c'è un certo W95,
Non immagino che possa essere lui "The Bro".
Cominciamo a parlare, ce la intendiamo, anche se ci punzecchiamo un pochetto. Due facce della stessa medaglia. Uno di Rifondazione Comunista e una di Casa Pound. 
Siamo apposto mi dico. 
Parliamo di Dracula, della scelta tra Boxer e Slip, la passione per la montagna ( sua ossessione), per il miele, per le candele, per le tisane, per i libri, per la musica, etc
Ci ribecchiamo altre volte, monopolizziamo le conversazioni, ma nulla più.

Tra me ed Mg le cose sfumano molto rapidamente. Io ho le mie pare per la mente e lui non riesce a crescere. Gli dico che ho bisogno di un sostegno morale, non di un bambino da accudire che non si sa assumere le proprie responsabilità. 
Nel mentre, litigo con mio padre che mi taglia i fondi, con Giò, con mia madre che sta dando i numeri. Ho problemi nello studio e rischio di perdere l'anno. Subito lo mando a quel paese. Lascio che tutto mi scorra addosso come se non mi importi nulla. Ho finalmente riattaccato la spina.

“vorrebbe avere più tempo...”

Lui vorrebbe avere più tempo, vuole una relazione con me. Io non riesco a vivere per me stessa, devo decidere cosa fare con Giò, figuriamoci per un altro. Ci avevo creduto per un momento. Avevo sperato che le cose potessero funzionare tra di noi.
Smettiamo di vederci, smetto di rispondergli al telefono. Ai messaggi. Alle E-mails.
Eviro ogni tipo di contatto. 

A luglio gli scrivo sotto ai fumi dell'alcol. Gli dico che mi spiace. Che abbiamo sbagliato entrambi. Che non doveva andare cosi. Che lo odio. Gli riverso addosso tutto il male che ho dentro.

Giò mi mette le mani addosso. Non ricordo nemmeno bene come succede, so solo che era fine Luglio, da li a una settimana sarei andata a Mantova un paio di giorni. 
( Ne parlo con freddezza e molte volte non riesco a rendermi conto che parlo di me, della mia vita, non di un astratto individuo, di quello che ho vissuto, non della recensione di un film, Mi dico che forse dovrei provare più emozioni, che forse dovrei un poco vergognarmene, o nascondere il tutto. Abissarlo.)

Chiamo Mg, l'unica persona che vorrei avere accanto. Non gli dico la verità. Scoppio a piangere, mi abbraccia per ore, senza dire niente. Solo non capisce perchè io sia tornata dopo mesi. 
Poi mi decido a parlare. Rimane impassibile. Non dice nulla. Non emette nemmeno un suono. Non volevo mi compatisse di certo, ma almeno una domanda. Un'affermazione. Un suono gutturale.

Vorrei avere più tempo, vorrei avere un'emotività maggiore. Non ci riesco.

Smettiamo di sentirci con la stessa regolarità con la quale lo facciamo. Scandiamo il tempo in mesi. Un mese ci sentiamo tutti i giorni e l'altro ci ignoriamo completamente.

Si fa Ottobre, e per caso comincio a vedere qua e là dei "mi piace" e dei commenti alle mie foto da parte di W95, commenti sarcastici, ma pur sempre presenti.
Odio che mi si commentino le foto e gli scrivo in chat. 
Cominciamo a parlare come se non ci fosse un domani. Il tempo comincia a non avere più importanza. Ci siamo solo noi e questo fiume di parole.
Inizia un periodo super. 
Lui è uno stronzo patentato, ma anche io non sono da meno.
Ci scriviamo dalla mattina appena svegli, alla notte fonda quando andiamo a dormire.
Questo finchè non decidiamo di vederci. Di rompere con questa "farsa".
.
Passiamo una serata normale, molto semplice, come se ci fossimo sempre frequentati. Ci conosciamo, ridiamo un poco. Non ci tocchiamo però. Ci fissiamo molto. Mangiamo assieme ( premetto che mi dia fastidio mangiare davanti agli sconosciuti, ma con lui mi viene naturale...) beviamo una birretta, appena la finisce mi dice: "Di solito a questo punto mi invento un impegno per andarmene, ma con te non mi sento di farlo, per ora."
Passano 7 ore, e mi porta pure fin sotto casa.
Mi "regala" un libro di poesie.
 " Le poesie" di Cesare Pavese e ci lasciamo col senno di poi.

Sia Mg che W95 mi invitano ad un pranzo, lo stesso giorno, 21 dicembre, tutti assieme, tra amici insomma. Mg non sa di quello che sta succedendo tra me e W. Quindi decido di non andarci, per non ferirlo, anche perchè mi ha confessato da poco di andare dallo psicologo per colpa mia.
Confesso a W il mio disagio, il quale si indispettisce molto e smette di parlarmi. Credo sospetti che tra me e Mg ci sia ancora qualcosa, infatti continua a chiedermi se io sia interessata o meno a riprendere la frequentazione.
Smettiamo di sentirci tutte le sere. Si ritorna alla vita di prima. Per mesi.
[---]

La sera prima che parta per la Romania, mi manda un messaggio:

"Ricordami un po' quando parti, se non sei già partita. Buon viaggio."

Ora io mi domando, ma a uno a cui non gli frega un cazzo di te, che cosa gli balena mai  nella testa di scriverti dopo settimane per augurarti una buona partenza? Che poi si è anche ricordato la data esatta.

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Riprendiamo a sentirci, e oramai son passati giorni.
Gli rispondo con tranquillità, senza ingarbugliarmi nelle parole. Senza paranoiarmi.
Con molta più serenità. Così come se per me non ci fossero peli sulla lingua a trattenermi. E lui sembra più tranquillo. Più spontaneo. Prendo tutto come viene, senza pretese, perchè così è meglio.
Non sono certa di voler approfondire le cose tra di noi, in questo momento vorrei concentrami su me stessa, evitando qualsiasi tipo di legame emotivo labile.


Siamo come arbusti senza il bene di un lampone. Ci nutriamo nello stesso terreno, della stessa acqua, dello stesso sole, ma entrambi guardiamo a quei lamponi che tardano a spuntare.




lunedì 9 febbraio 2015

Tour de Force made in Romania





"Adesso capisco perchè lo chiamino il Paese di Dracula! ... Non atterreremo mica in un campo vero?"

Tutto è cominciato cosi...
Un viaggio breve quanto intenso, più di una volta definito da entrambe un "tour de force". 
5 giorni assurdi...dall'originale sabato allo stremante mercoledì...
Sono partita con UN'ALTRA LEI, sono tornata a casa mia.
Alla casa dove sono nata, nel paese dove i miei polmoni han respirato l'aria per la prima volta.
Abbiamo girato come trottole, scoperto una realtà molto diversa da quella in cui viviamo e da quella che ci viene presentata dai Media. Siamo riuscite, a modo nostro, a relazionarci con persone interessanti e apprezzato il ritorno ai bellissimi anni 80...

La riscoperta del Dio Pan..

Un ritorno al passato, a quel passato in cui tutto sembra più semplice, in cui basta poco per divertirsi e farsi quattro risate. Perchè non conta il posto, conta la compagnia.

Quel posto dove la lingua che fa da barriera viene superata da una risata, uno sguardo, un succo e una cioccolata.
Avrei molto da scrivere, da raccontare, un oceano di parole non basterebbe a descrivere questo "regalo" particolare che ci siamo fatte, perchè tutto quello che si doveva esprimere con le parole, già ce lo siamo dette. 

So che mancano ancora poche ore alla fine di questa giornata e che io non riesco a mettere di cancellare e riscrivere questo post. Avrei molto da dire, da raccontare, da condividere sul blog, ma riesco solo a cancellare tutto. Son ricordi che voglio tenere per me. Ricordi di cui solo la memoria terrà conto, di cui solo le foto faranno testimonianza.

So che ci metto sempre una vita a ricordarmi le cose, eppure nonostante tutto, il banalissimo "Auguri" di questa mattina non poteva bastare a descrivere cosa vorrei dirti. A te che mi sei amica e compagna di mille avventure. "Meglio che sorelle" ci è stato detto da uno sconosciuto.
A te che ringrazio di averti incontrata sul mio cammino. A te che sei entrata a far parte del mio Blog. A te che hai respirato la mia stessa aria.

giovedì 5 febbraio 2015

" A volte ritornano..."

-"Buttale fuori! Le mie cose ti han sempre dato fastidio. Adesso puoi gettarle fuori"
-" Sei matta? Che stai facendo...chiudi quella finestra. Ti pare che mi metto a gettare delle scarpe fuori dalla finestra?"
-" Se non lo fai tu, lo faccio io! Gettale fuori!"

Sono troppo impulsiva e cosi ho buttato fuori dalla finestra le mie scarpe. Come avrei voluto gettarvi tutto ciò che minimamente mi lega ancora a Giò.

" A volte ritornano..." il problema però è quando non se ne vanno rimanendo nell'ombra ad attendere pazientemente...e scrutando ogni tua mossa


Mi metto a pulire le cozze, con Renga nelle orecchie a random : "Il mio giorno più bello del mondo".
Le cucino con pomodori freschi,aglio e vino bianco. Le sguscio e le guardo soddisfatta. La cucina è una delle poche cose che mi dia ancora una minima soddisfazione.

Mi lavo e corro a prendere la metrò, direzione : Cadorna.

Passo "all night long" tra Cadorna: Bar Magenta. Colonne. Navigli: tongue. Porta Genova. Barona.
Per ritornare a casa alle 11 del giorno dopo. Smettere di bere alle 9 di mattina. Ridere ilare della stupidaggine che mi circonda. E mentre ritorno a casa, con qualche livido in più e qualche soldo in meno mi rendo conto di quanto ami questa mia Milano. Di come ci si possa divertire con gli estranei, di come essi mi abbiano compresa meglio dei miei  amici, di come son stufa della vita che faccio e di come ce la farò ad andare avanti.

Giunta a casa dormo. Dormo per ore.