Scelte.
Punto.
Punto.
Punto.
Punto.
Punto.
Più di sei mesi fa, ho rinunciato all'Università. Ho sentito di dover fare qualcosa per il prossimo. Mi son sempre sentita inadeguata. Come se non fossi abbastanza. Mai. Come se il percorso che avevo scelto non potesse essere quello giusto per me. E così è stato.
Poi penso di star sprecando la mia vita.
Non mi lascia qualcosa aggrappato, tutto scorre, nulla rimane ancorato alla mia pelle.
Nulla che smuova questo senso di vuoto che mi sento dentro.
Questa lago placido. Senza nemmeno una rana, una zanzara, una ninfea a decorare.
Prendo il telefono. Cerco su internet: "come fare del bene".
Nemmeno quelle letture appagano il mio desiderio. Il senso di vuoto
Comincio a donare il sangue. Ed io dal sangue e dagli aghi son terrorizzata.
Ci vado due volte l'anno. Ed ogni volta è come fosse la prima.
Compilo i questionari:
...)Ha cambiato partner?
...)È entrata in contatto con tossicodipendenti?
...)Ha viaggiato?
...)etc
Aspetto il medico, mi prende la glicemia, la pressione, la saturazione...scambiamo due parole, poi mi manda nell'altra saletta.
L'infermiera di turno mi fa sdraiare.
Per 15 lunghi minuti osservo l'ago nella mia vena. Sudo freddo. È scuro. La sacca di raccolta ondeggia sul macchinario.
Su e giù.
Mentre si riempie.
Su e giù. Sangue.
Sento la pala sopra la mia testa girare forte.
Su e giù.
Sangue.
Mi scollego dal mondo. Finché... Bipppppp!
Prelievo finito.
Mi alzo, come se nulla fosse. Sento le gambe mancare.
Mi rialzo da questo goffo inchino. Perché la testa non si deve abbassare in certi casi, perché i sogni si vedono meglio guardando in alto.
Ed io voglio sognare.
Sognare davvero.
E realizzare i miei sogni.